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Il più antico insediamento di Palermo di cui si ha notizia ha lasciato le proprie tracce nelle grotte presenti sul Monte Pellegrino nel versante che dà sull’Addaura o, come si chiamava allora "Allaura".
Risalenti a circa 140 secoli fà, i Graffiti sono la rappresentazione grafica che gli abitanti di allora decisero di lasciare per descrivere la vita quotiana.
In tutto le grotte sono cinque e vengono così identificate:
Sezione 1: Cavità "A" (non una vera e propria grotta ma un piccolo anfratto) e "Prima" e "Seconda" Addaura.
Sezione 2: una piccola grotta "B" e la "Terza" Addaura, che viene chiamata anche "Caprara".
La più grande è proprio la "Caprara", così chiamata perchè in epoche successive fu usata anche come stalla.
La "Caprara" oltre che dalla grotta vera e propria, che si presume non sia mai stata abitata dall’uomo, è composta  anche una sorta di "antigrotta" che, purtroppo, è stata svuotata di quasi tutte le tracce archeologiche e quel che rimane è solo qualche fossile ed un dente di "Elephas Melitensin"
I graffiti si trovano sulla parete orientale della grotta "seconda". In essi sono raffigurate trenta figure, diciassette umane e tredici animali.
Gli animali, quasi tutti equini, sono disegnati in stile naturalistico, alcuni trattati con immediatezza e vivacità realistica, altri con disegno più incerto e schematico.
Il più bello di forme è un cavallo senza testa, sottilissimamente graffito al di sotto di un bovide schematizzato, mentre la più completa è una giumenta, col suo puledro disegnato a metà sopra la groppa.
Oltre agli equini la fauna dell’Addaura rappresenta cervidi e bovidi tra cui un agile cerbiatto in corsa, un pesante cervo acefalo e un daino rampante.
Come lo stile, anche la tecnica dell’incisione varia: la maggioranza delle figure sono graffiti sottili, tranne il daino che è disegnato con incisione più profonda, simile a quella della maggior parte delle figure umane.
Queste sono raccolte in composizioni delle quali non sempre si riesce ad afferrare il significato, ma che esprimono senza dubbio un’azione rituale.
Si tratta di tre quadri distinti l’uno vicino all’altro.
Nel più ampio si può vedere una scena composta da due giovani nudi che al centro eseguono acrobazie, circondati da altre sette figure che assistono o danzano.
Tutti i personaggi hanno abbondanti capigliature o maschere rituali a becco d’uccello, cosa che suggerisce un’interpretazione legata ai riti della pubertà o, per alcuni studiosi, un supplizio di prigionieri.
Il secondo quadro più in basso rappresenta un daino rampante e un cacciatore nudo dai lunghi capelli, con una strana maschera sul volto e una lunga asta.
Il terzo quadro comprende tre figure: una femminile con un voluminoso oggetto sulle spalle e due maschili che camminano in senso contrario l’una all’altra.
I graffiti dell’Addaura rappresentano la più alta testimonianza di arte parietale del Paleolitico superiore.