Porta Bab as-sifa’

La Bab as-s ifa’ (“Porta della salute” o “dell’acqua salutare ”), la seconda porta citata da Ibn Hawqal, era stata aperta, poiché la popolazione lamentava la lontananza di un’uscita, da Abu ‘l-Husayn Ahmad ibn al-Hasan (954-969), su una cresta che dominava un fiume (il Ruta-Papireto) ed una sorgente detta appunto ‘Ayn sifa’.

Nei pressi di questa “sorgente salutare” – che formò per secoli una peschiera nel basso di quel che sarebbe stato il Monastero delle Vergini dal lato della Piazza Nuova (già vecchia Piazza della Conceria, presso la non più esistente chiesa di Santa Margherita) – era, già nella seconda metà del X secolo, una scuola coranica annessa a una moschea, presso la quale, nel 1175, sarebbe stato curato un illustre e pio viaggiatore musulmano, al-Harawi (m. 1215).

Porta Oscura

Il sito di questa porta che sarebbe poi stata detta Porta Oscura è ancora facilmente individuabile in corrispondenza di un vicolo, oggi chiuso e trasformato in cortile, che congiungeva l’attuale via Venezia, già piazza Conceria, con l’attuale salita Castellana.

Il vicolo è riconoscibile grazie ad una discontinuità nel disegno delle facciate dei palazzi prospicienti sulle suddette strade.

In particolare, lungo la salita Castellana, in prossimità della parte terminale sinistra dell’omonimo palazzo, si trova un arco con una saracinesca verde e la vecchia insegna della pasticceria Valenti: questo era l’arco che apriva l’accesso superiore al vicolo.

Dal lato di via Venezia, il vicolo è invece individuabile da tre archi sovrapposti, in parte tompagnati, posti al di sopra di un locale adibito a pescheria e alla cui destra si apre una stretta porticina che dà accesso al cortile interno.

Una volta entrati nel cortile ci si ritrova in una specie di tunnel (non per niente Porta Oscura), costituito da una serie di archi posti in successione; il vicolo, oggi cortile, è su un piano inclinato i cui salti di quota (dovuti alla differenza di altezza tra il Cassaro e la Conceria) vengono superati grazie a scalinate alternate a piani orizzontali che finiscono in corrispondenza di un muro che tompagna un arco; dato l’allineamento con il probabile percorso delle mura, quest’arco, o quello immediatamente precedente al cortile (entrando da via Venezia), dovrebbe corrispondere all’antica porta della città.

A proposito di questo cortile, data la notevole importanza storica che ricopre, sarebbe opportuno che ne venisse riaffermata l’originaria proprietà pubblica, sia nel caso sia stata realmente ceduta a privati, sia che sia stata da questi occupata nei secoli passati senza alcun diritto; per la cronaca, il vicolo, come mostrano le cartografie, risulta aperto fino al 1759 e appare già chiuso e trasformato in cortile nella cartografia del 1822.