La strada dei “Cafisari”

Ancora oggi esistente nel quartiere dell’Albergheria, prese questo nome per via dei sensali e venditori di olio all’ingrosso (Cafisari) che vi abitavano. Venivano così chiamati in quanto nel loro lavoro l’unità di misura utilizzata era il “cafisu”, un recipiente in zinco di circa 16 litri di capacità.

La contrada dei “Caldomai”

Esistono ancora oggi sia il vicolo che la piazzetta nei pressi di quello che fu il macello della carne (Bocceria Nuova). Il nome deriva dalle botteghe di venditori di interiora di vitello cotte, detti “quarumara”.

La strada dei “Calzettieri”

Si presume fosse l’odierna via Pannieri, nei pressi dell’allora esistente Porta Patitelli, vicolo che collega corso Vittorio Emanuele a piazza Caracciolo, ed era chiamata “Ruga Calzerariorum”.

La strada de “Calzonai” prima denominata dei “Cammisari”

Ancora oggi esistente tra corso Vittorio Emanuele e via Terra delle Mosche. Prese questo nome nel XVIII secolo in quanto ospitava i sarti che confezionavano esclusivamente calzoni. Prima di allora, fin dalla metà del XVI secolo quando fu aperta, era intitolata ai “Cammisari”.

La strada dei “Candelai”

Nel cinquecento le botteghe dei fabbricanti di candele erano quasi esclusivamente presenti in una stradina che si apriva nell’odierna via del Coltellieri, nei pressi della chiesa di S. Eulalia dei Catalani. Nei secoli successivi abbandonarono la strada per stabilirsi in quella che ancora oggi viene chiamata via dei Candelai.

Nell’ottocento industrie e magazzini di cera erano anche presenti nel cortile della Cera alla Magione, oggi cortile della Cera a Tribunali e nel Borgo di S. Lucia, in via della Cera e nel cortile della Cera.

Originariamente anche in via Abela, che collega via Pignatelli Agarona con piazza S. Oliva, veniva chiamata via del Candelaro, in quanto probabilmente vi abitava un costruttore di lucerne di latta.

Via dei “Cappellieri”

Nel mandamento Castellammare esiste ancora il vicolo, una volta cortile, dei Cappellieri, che unisce la via Bara all’Olivella alla via Spinuzza.

Il nome deriva dalla presenza di una piccola fabbrica di cappelli.

In via S. Agostino esiste ancora un cortile del Cappellaio che prende il nome dalla presenza, nel passato, di un restauratore di vecchi cappelli.

La strada dei “Carrettieri”

Anche per il nome di questa strada c’è una doppia interpretazione; la prima fa riferimento alla presenza di costruttori di carri, la seconda, invece, propende per il fatto che vi abitavano i conduttori di carretti, detti appunto “carrettieri”.

E’ più probabile che la tesi esatta sia la seconda in quanto i costruttori di carri venivano chiamati “carruzzeri” e non “carritteri”.

Nella borgata Settecannoli oggi esiste anche un cortile dei Carri in quanto anni addietro vi si trovavano le botteghe di alcuni costruttori di carretti siciliani.

La via delle “Carrozze”

Nella contrada del Molo, tra corso Scinà e via Speziale, ancora oggi esiste la via delle Carrozze, inquanto un tempo ospitava officine che costruivano carri e carrozze.

Nella seconda metà dell’ottocento, però, la maggior parte dei costruttori di carrozze erano presenti nel mandamento dei Tribunali nelle vie Alloro, Lungarini, Spasimo, Teatro S. Cecilia e Vetriera e nella piazza Magione.

La strada dei “Fabbricanti di Carte da Gioco”

Alcune botteghe di fabbricanti di carte da gioco erano presenti nella via dei Cartari, prolungamento di via del Parlamento fino a Piazza Cassa di Risparmio. Nella stessa strada in alcuni negozi si vendevano anche stampe popolari, principalmente di carattere religioso.

La strada dei “Cassari”

Gli artigiani che costruivano casse, scale a pioli, remi, “pile” ed altri oggetti di falegnameria, nel XVI secolo occupavano il Piano del Tarzanà, nei pressi della Cala, oltre che il vicolo e la piazzetta oggi chiamati del Cassarelli.

Successivamente si trasferirono nella strada che era stata dei Mercieri che quindi assunse la nuova denominazione.

La strada dei “Cavolai”

Anticamente esistente nel quartiere dell’Albergheria e oggi non più esistente, veniva anche chiamato dei Cavolicellari.

Vi svolgevano la loro attività i venditori di verdure, in genere i “cavuliceddi”, anche cotte.

Il cortile del “Cataro”

Ancora oggi esistente in via S. Agostino; prende il nome dalla presenza, nel passato, di un costruttore di secchi, detti “cati”.

La strada dei “Modellatori di Cera”

All’inizio del XIX secolo i fabbricanti di ex voto in cera “bambiniddara” o “bambinai” avevano le loro botteghe nella strada che era stata dei Coltellieri e dei Crocifissari che, successivamente, fu chiamata via dei Bambinai, nome che ancora oggi detiene.

Il vicolo dei “Cerinai”

Gli artigiani che fabbricavano fiammiferi di zolfo e fosforo avevano le loro botteghe in un vicolo del mandamento Monte di Pietà, allora conosciuto come discesa dei Pallegrini, che nell’ottocento prese il nome di via dei Cerinai.

Nella borgata di Sferracavallo esiste un cortile del Cerinaio, così denominato perchè vi abitava un fabbricante di zolfanelli.

La strada dei “Chiavettieri”

I fabbricanti di chiavi, chiavistelli e serrature, sin dalla fine del XVI secolo, avevano le loro botteghe su un lato della omonima odierna via che unisce corso Vittorio Emanuele a via dei Cassari